Hatha Yoga - forza e flessibilità

Nel pieno rispetto del nostro corpo il benessere accade naturalmente.

L’āsana è definito in base all’equilibrio dato dal giusto sforzo, dall’attenzione, dalla cura e dalla dedizione: il tono muscolare è uno stato di tensione attiva, mantenuta costante da meccanismi di regolazione motori e neuronali e l'alternanza di tensione e rilassamento è una complessa interazione tra individuo e mondo, un dialogo del corpo attraverso azione, emozione, sensazione, piacevolezza, stabilità, fluidità, fastidio, modificazioni e continui aggiustamenti.

Con la pratica costante impariamo a gestire questo dialogo tra noi e il mondo, attraversando sia momenti di espansione sia momenti di interiorizzazione.

La qualità della nostra pratica va sempre valutata in base a come siamo oggi, a come siamo da un punto di vista emozionale, alla fase della vita che stiamo affrontando, alla nostra costituzione fisica, ai nostri motivi, ai nostri propositi, alle nostre abitudini, alle nostre attitudini e al nostro stile di vita, alla nostra attenzione e alla nostra intenzione.

È molto importante avere presente che la pratica Yoga ci migliora a partire dall’analisi del punto in cui si parte e dall’accettazione completa e autentica di ciò che siamo davvero, qui e ora, momento dopo momento.

Ciò che non si vede è il percorso, graduale e sempre personale.

È importante quindi un avvicinamento graduale commisurato alle proprie forze, alle proprie debolezze, ai propri limiti e alla propria esperienza.

Lo sguardo del praticante è uno sguardo interiore: non occorre imitare nessuno, occorre restare sempre in ascolto di sé.

Praticare Yoga non è essere flessibili!

Non essere flessibili a volte è di grande aiuto nella pratica Yoga.

La fascia,  sistema fluido tensionale che fa da architettura al corpo,  sostiene lo scheletro, ricopre e avvolge tutti gli organi, i nervi ed i muscoli, comunicando con il cervello attraverso i molti nervi presenti nel suo tessuto.

I legamenti, i tendini e il sistema miofasciale sono i tre tipi di fascia che hanno a che vedere con tutte le modulazioni toniche in base alle quali comunichiamo con l’ambiente, costituiscono il nostro veicolo elementare, la nostra “corazza” ed il nostro abitare il mondo.

I legamenti sono il tessuto connettivo che collega tra loro le ossa e hanno lo scopo di tenere le ossa unite e di stabilizzare le articolazioni. Un legamento sano è forte e non è elastico.

I tendini collegano i muscoli alle ossa o collegano i muscoli fra loro. Non amano essere “stirati".

Il sistema miofasciale attraversa i muscoli ed avvolge tutti  i muscoli  mantenendo uniti  fasci di fibre muscolari. Va mantenuto fluido, idratato e mobilizzato.

Perché distendiamo i muscoli nella pratica Yoga? Quali sono i benefici dello “stretching”?

Se i  muscoli vengano allungati dopo un accurato riscaldamento dei distretti muscolati e un altrettanto diligente scioglimento dell’articolazione in generale, portando gradualmente il sistema miofasciale sotto tensione e ben allineando il corpo e la sua struttura,  allora  lo stretching favorisce la circolazione e mantiene le articolazioni lubrificate, apportando armonia e flessibilità a tutti muscoli ed un senso di benessere mentale e fisico integrato, consapevole e connesso,   contribuendo alla consapevolezza del corpo e ad una buona salute in generale.

Lo stiramento eccessivo e ripetuto, senza aver prima costruito e rinforzato la struttura, influisce sull'intero sistema di tessuto connettivo e rende vulnerabili le articolazioni, i legamenti ed i tendini.  Questo può portare a situazioni spiacevoli anche se risolvibili nel tempo.

I muscoli hanno un buon flusso sanguigno  che permette alle cellule di rigenerarsi  in modo efficiente e veloce, si ripristinano tra un allenamento e l’altro e con il giusto riposo dopo una sessione intensa.

Lo stiramento eccessivo dei legamenti può capitare, ad esempio, flettendosi in avanti entrando in Uttānāsana con enfasi, “scollandosi” dalle anche con le gambe fredde o iperestese, o  stirando troppo in profondità le gambe in posture che coinvolgono l'articolazione sacroiliaca, ai lati dell'osso sacro (nella parte posteriore del bacino o la parte bassa della schiena ).

Mettere sotto pressione eccessiva i legamenti puo’ causare una serie di problemi sia alle gambe sia alla colonna vertebrale, come il dolore che si irradia nella zona pelvica o il dolore al nervo sciatico,  per via della dislocazione  dell’articolazione sacroiliaca o del “pinzamento" del piriforme.

La propriocezione o propriocettività  è la percezione di sé nello spazio. Porsi in ascolto del proprio corpo, dei propri legamenti, delle proprie resistenze, delle aperture, del ritmo del respiro, della compressione, della sensibilità, della tensione ...fa parte della consapevolezza attiva della nostra pratica.

Maggiore è il radicamento e la percezione del proprio peso e delle proprie ossa maggiore è la risposta dei muscoli : i distretti muscolari lavorano in maniera ottimale quando le ossa sono ben allineate nelle loro articolazioni.

Allineando le ossa  evitiamo tensioni inutili: la  stabilità dello scheletro è piu’ importante, nella fase iniziale della pratica.

Mentre manteniamo le articolazioni aperte e respiranti e polsi, gomiti, spalle e colonna vertebrale si allineano nella stabilità e nella centratezza, con attenzione e cura, restiamo presenti e focalizzati, creando  il presupposto per la giusta comprensione delle posizioni successive, dei limiti, dei confini interni, dei confini esterni.

Restando in questo spazio di ascolto autentico attiviamo la muscolatura e la mente tenendo in considerazione tutto ciò che abbiamo fatto durante il giorno, la postura che abbiamo mantenuto al lavoro, le scarpe che abbiamo indossato, i gesti automatici ecc.

La nostra memoria motoria ci riinvia a qualche tensione atavica a volte, sia nel caso in cui abbiamo avuto un passato atletico o acrobatico, sia nel caso in cui non abbiamo mai praticato nulla di particolare nella vita, sino al momento in cui ci è venuto in mente di praticare una disciplina per il corpo, per la mente e per lo spirito, come lo Yoga.

Quindi, lentamente, lasciando lo stress competitivo fuori dal tappetino, lavoriamo sulle nostre durezze, sulla nostra sofficita’, creiamo i presupposti per sostenere le nostre difficoltà e costruiamo la forza, senza paura estendiamo il corpo, lo rendiamo fluido e aperto, espandiamo la mente, restando nei confini, con il giusto sforzo, con amorevolezza totale e piena accettazione della nostra unicità. Partiamo dal semplice per costruire qualcosa che mai avremmo immaginato di raggiungere.

Con calma.

“Lo Yoga è la soppressione delle modificazioni della mente.”

~Yogasūtra

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