Prānāyāma 1 - Il respiro come esperienza spirituale

L’ujjayi è un prānāyāma, una pratica respiratoria praticato indipendentemente dalle posizioni.

Alcuni yogi lo usano per tutta la durata della seduta yoga.

Ujjayi consiste nell’effettuare una contrazione all’altezza della gola, glottide ed epiglottide, riducendo così il passaggio dell’aria verso i polmoni.

L’attrito dell’aria provoca il tipico rumore simile ad un lieve russare.

Mantenendo la contrazione a livello collo si inspira lentamente dischiudendo un poco la glottide per lasciare passare un filo d’aria. Aprendo più o meno la glottide si percepisce un suono più o meno rauco.

Questo suono deve essere leggerissimo, altrimenti si avvertirà subito un senso di fatica.

Se vi viene da tossire, sospendete per qualche giorno la pratica.

Non utilizzate questa respirazione durante il rilassamento, supini o proni o durante i pranayama alternati come Nadhi Sodhana.

Esperimentatela nelle posizioni di equilibrio, a partire dalla posizione dell’Albero, ad esempio, Vrksasana.

Ujjayi permette di rallentare la respirazione e di compiere gesti più lenti e più consapevoli, favorendo la concentrazione, utile anche per l’ascolto durante la meditazione.

Ha un effetto estremamente calmante ed ha il potere di favorire il sonno.

Aumenta la depressione intrapolmonare e migliora gli scambi a livello alveolare.

L’Hatha Yoga ritiene che il dominio del corpo grossolano, “denso", si raggiunge attraverso pratiche psicofisiche che permettono di controllare il corpo sottile.

Il primo è l’involucro esterno ed i due sono interdipendenti e connessi.

Risvegliata Kundalini Shakti, la divina energia primordiale, femminile, creatrice dormiente ed in stato di ignoranza ed inerzia, risale.

Il prāna, forza vitale, attraversando il dedalo di canali energetici e sottilissime linee di irradiazione energetica  viene direzionato e concentrato, mediante la pratica yogica, affinché si risveglino nei vari livelli del corpo i poteri latenti.

Il prānāyama attraverso diverse pratiche e particolari bandha, chiusure o sigilli, risveglia quest’energia sopita: la sua ascesa realizza la reintegrazione dei diversi livelli dell’Essere e attraversando un livello, questo si acquieta, si riassorbe, si dissolve in quello superiore.

Quando Kundalini giunge in Vishuddha, nella zona della gola, il chakra “purissimo”, ha già attraversato i tre chakra inferiori, relativi alla vita instintuale, Mūlādhāra, Svādhistāna e Manipura, ( questi sono stati integrati e portati ad uno stato di equanimità) ed ha già attraversato Anāhata, plesso del cuore, il luogo della mistica devozione, dell’avvenuto distacco dalle passioni umane.

Il percorso dei chakra come viaggio dell’anima verso la sede suprema si realizza in diversi livelli, a seconda del grado di consapevolezza e coscienza raggiunto.

“Il prāna è signore di tutto, di ciò che respira e di ciò che non respira.”

Prānasūkta

“Quando il respiro è instabile, la mente è instabile;

Quando il respiro è stabile, la mente è stabile e lo yogin raggiunge la stasi.”

Hathayogapradīpikā

Non disperdete la vostra pratica in termini di energia fisica e mentale con una dieta scorretta che rende il corpo poco puro,  con comportamenti compulsivi, chiacchiere verbali, rimuginazioni inutili, pratiche sessuali indebolenti, pensieri negativi ricorrenti, disistima e autocritica o attitudine troppo giudicante. Il corpo yogico mira alla purezza.

Om Shanti Shanti Shanti Om

Cantare e recitare i mantra vi aiuta nella pulizia: siate intenzionalmente mirati e  direzionali, convogliate tutto il vostro essere verso obbiettivi elevati. Sta a voi decidere per la discesa o l’elevazione, nel viaggio tra cielo e terra, tra finito e infinito, tra immanente e trascendente.

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