Yoga: libertà' e disciplina attiva

Il termine Yoga ( dalla radice sanscrita "Yug") significa letteralmente unire, usare, applicare, concentrarsi, essere in comunione, essere uno, equanime: in  equilibrio perfetto, disciplina intellettuale e mentale, emozionale, volontà e liberazione.

Negli Yoga Sutra di Patañjāli è descritto con chiarezza e precisione come la scienza dell' Hatha Yoga porti purezza al corpo e serenità alla mente: nel pensiero indiano tutto è permeato dalla Spirito Universale Supremo, Paramātmā.
Jivātmā, lo spirito umano individuale, è unito a Paramātmā.

Quando l'io, (ahamkāra, o EGO, io-creatore, stato che accerta che "io so"), la mente individuale, (manas, sempre oscillante fra giudizio, selezione o attenzione)  e la ragione ( buddhi, l'intelletto che discerne e distingue) si liberano da desideri e impulsi, al di là del confine dei sensi e della ragione,  raggiungiamo la pace e l'unione con l' Assoluto, con la grazia del suo Spirito ci  liberiamo totalmente dalle delusioni dei fallimenti, dalle aspettative di successo, dall'attaccamento ai frutti dell'azione e  viviamo più serenamente, in armonia con il vero, puro, essenziale Sé.

Lo Yoga insegna a dirigere l'energia vitale con i mezzi idonei: determinazione, controllo, moderazione, regole per la ricerca dell'anima, attraverso gli otto stadi descritti da Patañjali:

1) Yama -comandamenti morali universali
2) Niyama - autopurificazione

Questi primi due stadi hanno a che fare con la dimensione esistenziale, con il comportamento nei confronti di sé stessi e degli altri, con la società ed il mondo fisico. Costituiscono l'aspetto etico dello Yoga ( da ethós, in greco, ovvero abito, abitudine, uso, consuetudine). Yama e Niyama sono tutti collegati fra loro: non violenza, verità, onestà, moderazione, non accumulo, distacco, purezza, appagamento, aspirazione ardente, conoscenza di sé, abbandono, gratitudine, coraggio, radicamento nel presente, leggerezza e devozione sono pratiche importanti ed equivalenti del percorso yogico.

3) Āsana - posture o posizioni che mantengono il corpo sano e forte, in armonia, conquistano il corpo e la mente, ne fanno un veicolo di liberazione, un mezzo adatto per l'anima.

4) Prānāyāma - controllo della respirazione, stadio iniziale della ricerca interiore.

5) Pratyāhāra - liberazione dalla schiavitù dei sensi e dagli oggetti esteriori.

La moderazione nell'agire, nel parlare, nel mangiare, nel dormire, la pulizia interna ed esterna, fisica e mentale, la respirazione cosciente portano lo yogi o yogin ( colui che segue il cammino dello Yoga) agli stadi successivi.

6) Dhārana - concentrazione

7) Dhyāna - meditazione

8) Samādhi - meditazione profonda e stato di concentrazione supercosciente

Dhārana, Dhyāna e Samādhi mantengono lo yogi in armonia con sé stesso e il Creatore. Lo yogi conosce l'intimo io, Antarātma.

Con la meditazione profonda, il conoscente, la conoscenza ed il conosciuto diventano una cosa sola.

Conoscenza, amore, dedizione , disciplina, autocontrollo e abbandono di Sé si realizzano, attraverso pratiche. Lo yogi non rinuncia all'azione ma disciplina la mente, rende il suo corpo tranquillo e armonioso, taglia i legami con ciò che ostacola la pace e l'elevazione umana, nel rispetto e nel servizio, nel comportamento responsabile verso l'Universo, non sottraendosi al Cosmo è cosciente di vivere FRA cielo e terra, in favore della VITA.
L' evoluzione umana è la conseguenza naturale della conoscenza interiore ampliata.

"I sensi sono più potenti degli oggetti del desiderio,
più forte dei sensi è la mente,
più alta della mente è la ragione e superiore alla ragione è Lui - lo Spirito in tutto.
Educa te stesso ponendoti di fronte al Sé e distruggi il tuo ingannevole nemico sotto forma di desiderio".

Bhagavad Gītā, cap.III, versi 42-43


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